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L’Infermiere di Territorio e la gestione delle patologie oculari

Patologie oculari e assistenza infermieristica

Riassumiamo le patologie oculari che si possono evidenziare durante l’assistenza infermieristica a domicilio a persone non autosufficienti.

Non è raro che i pazienti e i familiari chiedano consigli sulla gestione di una particolare patologia oculare: congiuntivite, blefarite, entropion ecc.

Per questi casi possono essere forniti dei consigli pratici su come gestire queste situazioni prima di richiedere l’intervento dello specialista.

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Patologie oculari delle palpebre

Blefarocalasi

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Blefarocalasi

 

È un rilassamento del tessuto palpebrale, la pelle della palpebra diventa cadente, la causa è una riduzione dei livelli di collagene e dell’elasticità dei tessuti. Si ha un eccesso di tessuto cutaneo a livello palpebrale. Si presenta in entrambi i sessi dopo i 40 anni di età, può essere monolaterale o bilaterale.

Un peggioramento può compromettere la capacità visiva, infatti una palpebra superiore molto rilassata può arrivare a coprire la pupilla e impedire la normale visione.

L’intervento indicato è la blefaroplastica con rimozione dell’eccesso di tessuto per favorire un risultato sia funzionale che estetico.

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Ptosi palpebrale

È una vera e propria patologia nella quale è coinvolto il muscolo elevatore della palpebra.

Può essere monolaterale o bilaterale, congenita o acquisita.

L’abbassamento della palpebra può essere progressivo nel corso di decenni, può coprire in parte o completamente l’occhio.

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Ptosi palpebrale

In alcuni casi compromette solo l’aspetto della persona senza compromissioni funzionali, in altri casi è un segnale per un disturbo più grave che interessa muscoli, nervo ottico o sistema nervoso centrale.

Fattori di rischio nella forma acquisita sono: diabete, miastenia gravis, ictus, tumori cerebrali, paralisi del terzo nervo cranico ecc. Richiede un intervento chirurgico per riattaccare e rafforzare i muscoli elevatori della palpebra sollevando la palpebra e migliorando la visione.

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Entropion

L’entropion può essere congenito, senile, paralitico o meccanico e essere l’esito di un tracoma o di ustioni chimiche cicatriziali.

Consiste in una rotazione verso l’interno delle palpebra. In tale situazione le ciglia sfregano contro l’occhio causando iperemia della congiuntiva e abrasione della superficie corneale. Il tutto da dolore per l’irritazione cronica, favorisce le infezioni e può portare a riduzione delle capacità visive.

Il trattamento è chirurgico oppure nel caso di spasmi muscolari si possono fare delle iniezioni di tossina botulinica. In attesa dell’intervento per proteggere la cornea si somministrano pomate oftalmiche e sostituti lacrimali oppure si applicano lenti a contatto terapeutiche.

Ectropion

L’ectropion è caratterizzato dalla rotazione della palpebra inferiore verso l’esterno allontanandola dall’occhio.

In tale situazione si ha l’eversione dei puntini lacrimali con epifora, infiammazione e ispessimento della parte esterna della palpebra con conseguente interessamento della superficie corneale che non è più lubrificata dal film lacrimale.

Nella maggior parte dei casi la causa è un rilassamento dei tessuti muscolari dovuti all’invecchiamento, in altri casi possono essere tutte le cause che conducono a una paralisi del nervo facciale, radioterapia, esiti cicatriziali da interventi o ustioni. Nelle forme lievi si somministrano pomate oftalmiche e sostituti lacrimali, nelle altre forme si interviene chirurgicamente.

Orzaiolo

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Orzaiolo

L’orzaiolo è una piccola formazione nodulare dolente, arrossata e purulenta. Causato da una infezione stafilococcica o conseguente a una blefarite, di solito tende a risolversi spontaneamente.

Se persiste si possono usare colliri antibiotici. Non deve essere trattato come un comune foruncolo, non va mai spremuto per non rischiare di propagare l’infezione.

Calazio

È un’infiammazione granulomatosa delle ghiandole di Meibomio che sono deputate alla secrezione dello strato lipidico del film lacrimale. Il calazio è caratterizzato da un rigonfiamento duro di una palpebra con arrossamento, tumefazione della congiuntiva adiacente e associato nelle fasi iniziali a dolore palpebrale.

Presenta una sua evoluzione con dolore iniziale, rigonfiamento e parziale riassorbimento nel tempo. In caso di edema palpebrale per riconoscerlo è opportuno toccare la palpebra e nel sottocute si sente con le dita la tumefazione dura.

Si somministrano in associazione antibiotici e cortisonici in gel o pomata oftalmica. Quando questa terapia non risulta sufficiente è necessaria l’asportazione chirurgica.

Patologie oculari: le congiuntiviti

Le congiuntiviti sono le patologie oculari più comuni. Possono essere acute o croniche. Buona parte delle congiuntiviti sono a genesi batterica o virale. Altri tipi sono la congiuntivite allergica, la cheratocongiuntivite secca e quella da agenti irritanti o da stimolazioni meccaniche. Le congiuntiviti infettive vengono per lo più trasmesse dal contatto con le mani, con fazzoletti e tramite colliri contaminati.

La congiuntivite acuta è caratterizzata da un’iperemia diffusa, più accentuata ai fornici, con secrezione spesso copiosa.

Lievemente o moderatamente dolorosa, va subito distinta da patologie ben più impegnative che possono esordire con un quadro simile, ma assolutamente non sovrapponibile, come l’uveite acuta e il glaucoma acuto.

L’uveite è caratterizzata da una iperemia soprattutto pericorneale, non è accompagnata da secrezione, provoca disturbi della visione, comporta un diametro pupillare più piccolo. Distinguere la congiuntivite dalla uveite è importante per l’infermiere perché, mentre può attuare terapie per la prima, nel sospetto della seconda deve assolutamente consigliare un controllo specialistico.

La #CongiuntiviteAcuta va subito distinta da patologie ben più impegnative che possono esordire con un quadro simile, ma assolutamente non sovrapponibile, come l’#uveite acuta e il #glaucoma acuto | #ECM #InfermieriDiTerritorio Condividi il Tweet

Congiuntivite batterica

I germi più comunemente responsabili della congiuntivite batterica sono gli stafilococchi, gli streptococchi, l’Hemophilus e la Moraxella. Ognuno di questi è responsabile di secrezioni purulente.

I germi più comunemente responsabili della #CongiuntiviteBatterica sono gli stafilococchi, gli streptococchi, l’Hemophilus e la Moraxella | #ECM #PatologieOculari #InfermiereDiTerritorio Condividi il Tweet

Non ci sono disturbi della visione e il dolore è modesto. Comunemente la congiuntivite batterica si autolimita e si risolve, anche se non trattata, in un paio di settimane. Il trattamento consiste nell’utilizzo locale 3 volte al giorno di un collirio antibiotico. Questo trattamento è in genere efficace in 2-3 giorni.

Congiuntivite virale

È comunemente sostenuta da un adenovirus e è abitualmente associata a una faringite con febbre, malessere e, a volte, a adenopatia pre-auricolare. Per questa associazione di sintomi viene anche chiamata febbre faringo-congiuntivale.

Si rammenta che uno dei primi sintomi da COVID -19 può essere una congiuntivite con le stesse caratteristiche sopra citate.

La congiuntiva palpebrale è arrossata e sono presenti un’abbondante secrezione acquosa e un essudato modesto. I ragazzi sono più spesso colpiti dalla congiuntivite virale che viene comunemente contratta nelle piscine.

La #CongiuntiviteVirale è comunemente sostenuta da un adenovirus, è abitualmente associata a una faringite con febbre, malessere e, a volte, a adenopatia pre-auricolare | #ECM #InfermiereDiTerritorio #PatologieOculari Condividi il Tweet

La guarigione è spontanea nell’arco di una decina di giorni. Questa congiuntivite da piscina non va confusa con la congiuntivite da cloro che si contrae nello stesso ambiente.

Questa forma di congiuntivite chimica si risolve in poche ore quando cessa il contatto con l’agente irritante mentre, ovviamente, la congiuntivite virale continua per diversi giorni.

Sono possibili anche cheratocongiuntiviti virali epidemiche che possono complicarsi con lesioni corneali. In questi casi può essere consigliato l’uso locale di antibiotici per prevenire sovrapposizioni batteriche che possono complicarsi con lesioni corneali. Applicare inoltre impacchi freddi per attenuare il fastidio e l’edema palpebrale.

Patologie oculari nella terza età: cheratocongiuntivite secca

La cheratocongiuntivite secca è una patologia tutt’altro che rara che colpisce soprattutto le donne nella terza età. Questa condizione di occhio asciutto è favorita da diversi fattori. Col passare degli anni, la funzione delle ghiandole lacrimali può deteriorarsi determinando la produzione di un liquido lacrimale povero della componente acquosa. Altre cause di congiuntivite secca sono le malnutrizioni e le infezioni.

La sintomatologia è costituita da secchezza, rossore, prurito e nei casi più seri fotofobia, lesioni corneali e ostacolo al movimento palpebrale.

Un trattamento tempestivo e corretto è determinante perché anche le lesioni congiuntivali e corneali sono reversibili. La carenza di componente acquosa del liquido lacrimale può essere trattata con preparazioni diverse, la più semplice delle quali è la soluzione fisiologica (NaCl al 9‰) o la soluzione ipo-osmotica (NaCl al 4,5‰) che possono essere utilizzate anche ogni ora se necessario, ma che in genere danno buoni vantaggi anche se usate meno frequentemente (3-4 volte al giorno).

#Cheratocongiuntivite sezza: un trattamento tempestivo e corretto è determinante perché anche le lesioni congiuntivali e corneali sono reversibili | #PatologieOculari #InfermiereDiTerritorio #ECM Condividi il Tweet

Congiuntivite allergica

La sintomatologia allergica a carico degli occhi è molto comune, sia negli adulti che nei bambini.

Spesso è associata alla rinite, tanto che si usa il termine di rinocongiuntivite per descrivere meglio questa patologia.

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, almeno il 30% della popolazione degli USA soffre di disturbi allergici nasali e congiuntivali come minimo per una settimana ogni anno.

Questa così frequente patologia ha un impatto importante sulla qualità di vita perché la congestione nasale, il bruciore e il prurito congiuntivale finiscono per causare irritabilità, nervosismo e stanchezza.

Congiuntivite allergica-Infermiere di territorio-ECM
Congiuntivite allergica

Le congiuntiviti allergiche possono essere stagionali e quindi legate a allergeni presenti solo in alcuni periodi dell’anno come le graminacee (Seasonal Allergic Conjunctivitis = SAC) o perenni, secondarie a allergeni presenti tutto l’anno come le polveri di casa (Perennial Allergic Conjunctivitis = PAC).

La diagnosi è per lo più semplice, soprattutto per rinocongiuntiviti stagionali. La prova che si tratta di un meccanismo allergico legato a allergeni stagionali è fornita dalla completa guarigione con il cambio di stagione.

Interventi farmacologici per le congiuntiviti allergiche

Gli interventi farmacologici sono diretti verso i componenti della cascata infiammatoria responsabile della congiuntivite. Così si usano antistaminici, stabilizzatori delle cellule mastocitarie, corticosteroidi, vasocostrittori ecc.

Diciamo subito che i vasocostrittori non sono raccomandabili: essi infatti non solo non sono specificamente attivi nella cascata infiammatoria, ma pur riducendo inizialmente il rossore e il prurito provocano un rebound vasodilatativo quando finisce la loro azione (peraltro breve) che è peggiore di quello iniziale.

Le #CongiuntivitiAllergiche possono essere stagionali (Seasonal Allergic Conjunctivitis) o perenni, secondarie a allergeni presenti tutto l’anno (Perennial Allergic Conjunctivitis) | #ECM #InfermiereDiTerritorio #PatologieOculari Condividi il Tweet

Gli antistaminici orali sono efficaci, ma poiché la loro azione si esplica solo quando essi vengono eliminati attraverso le lacrime, non danno un immediato sollievo. Ben più rapido è l’effetto degli antistaminici instillati localmente che danno un immediato sollievo.

Gestione delle patologie oculari: somministrazione dei colliri e delle pomate oftalmiche

Collirio-Infermiere Di Territorio-ECM
Procedura di somministrazione dei colliri

Vogliamo inoltre ricordare la procedura corretta per somministrazione dei colliri:

  • Si invita a piegare leggermente all’indietro il capo dirigendo lo sguardo verso l’alto, con il pollice si abbassa la palpebra inferiore dell’occhio dove deve essere instillato il farmaco;
  • Il flacone del collirio tenuto con il pollice e il medio dell’altra mano, va instillato nella parte mediale dell’occhio;
  • Il collirio in eccesso fuoriesce normalmente senza problemi. Far chiudere l’occhio dolcemente.

Il collirio va somministrato previa indicazione del medico. Non utilizzare colliri che si hanno in casa aperti da tempo.

Per le pomate oftalmiche la tecnica è identica, va posto nel fornice congiuntivale circa un centimetro di pomata e dopo la chiusura si asporta la parte in eccesso che fuoriesce dall’occhio.


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Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Infermiere Di Territorio del Dr. Mauro Cassinerio: “Le patologie oculari più comuni: fornire semplici consigli per l’assistenza sul territorio e a domicilio”


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